Ancora colline! Ecco, si, sapevo che San Francisco era sorta su una zona collinare, ma tra l’immaginarsela e scarpinare su e giu’ per le sue strade ci passano tutta una serie di suole di scarpe che si consumano!
Oggi abbiamo attraversato il quartiere dove e’ iniziata la rivoluzione hippie, haight-ashbury; non avevamo fiori sul capo, e del clima rivoluzionario di quarant’anni fa non rimane che un vago, lontanissimo ricordo, sommerso dalla paccottiglia e dalle piu’ strane stravaganze indiano-sessantottine, tra magliette che scherzano sulla terza gamba e selezioni infinite di narghile’ da scegliere, ma il quartiere rimane divertente e piacevole. Abbiamo passato decine e decine di minuti a perderci tra gli espositori di Amoeba a guardare e riguardare vinili e cd: selezione musicale veramente impressionante. Un paio di vinili da portare a casa non potevano mancare.
Attraversato Buena Vista Park, che ci ha regalato una bellissima vista sulla citta’, siamo arrivati nel quartiere in cui e’ esplosa un’altra rivoluzione, negli anni settanta, Castro. Da Milk Plaza, siamo risaliti per Castro St. gustandoci un buon caffe’ in un bar-cioccolateria (e il cioccolatino alle nocciole piu’ dolce che abbia mai mangiato) e poi perdendoci in una fumetteria; il quartiere e’ decisamente benestante e ricco di negozi alla moda (maschile) e oggettistica (non solo per la casa). Ma, rispetto alle descrizione che avevo letto, e per come me lo immaginavo, il quartiere gay per eccellenza, almeno di giorno, mi e’ sembrato molto meno trasgressivo del previsto. Certo, non e’ proprio la zona piu’ adatta per abbordare una ragazza.
Cammina, cammina, e si arriva ad un altro parco, Mission Dolores Park, sulla diciottesima, con i suoi campi da tennis liberi, il campo da basket, i giochi per i bimbi e tante persone sdraiate a rilassarsi e godersi il sole, cullati dall’immancabile brezza. Salendo verso sud (ed evitando accuratamente di prendere qualunque mezzo pubblico) abbiamo fatto un giro nell’adiacente Noe Valley, che la Lonely Planet descrive come paradiso dei genitori con cuccioli d’uomo, cosa peraltro vera, vista la quantita’ di passeggini che abbiamo incrociato. Dopo aver consumato le suole per cercare le case in stile vittoriano, che la guida indicava come una particolarita’ della zona (senza pero’ dare indicazioni esatte sulla loro ubicazione), ci siamo arresi e diretti verso la zona ispanica, Mission.
Mantendo fede alla nostra religione, niente mezzi pubblici per arrivare in un quartiere completamente diverso dall’ordinato e quasi Paese-della-provincia-americana Noe Valley; giungendo in Mission St, si nota subito la preponderanza della matrice ispanica nella popolazione; colorato e dicesamente piu’ caotico, vivo e vissuto. Camminando verso nord, abbiamo attraversato Mission district lungo una delle sue arterie principali, alla ricerca dei famosi murales (bellissimo quello sul palazzo delle donne) e ci siamo fermati per mangiare un incredibile burrito. wow. incredibile non basta per descriverlo.
Verso la via di casa, abbiamo ceduto alla tentazione di un bus, cercando di capire come funzioni il biglietto… e le porte per scendere!
Ora un giro verso Marina, per una birra e incontrare qualche indigeno!
Comments 1
bella descrizione mi sembrava di essere con Voi
p.s. grazie per link a Scott Mc Kenzie riascoltandolo sono ringiovanito di 40 anni
Posted 16 Apr 2009 at 10:04 am ¶Post a Comment